L’esperienza in Telemedicina, durante l’emergenza COVID, e i dati raccolti sono diventati protagonisti di un articolo di Isico, Feasibility and acceptability of telemedicine to substitute outpatient rehabilitation services in the COVID-19 emergency in Italy: an observational everyday clinical-life study, appena pubblicato dalla rivista Archives of Physical Medicine and Rehabilitation.
“Una pubblicazione di grande importanza – ha commentato il prof. Stefano Negrini, Direttore Scientifico di Isico – perché testimonia il lavoro fatto da ISICO all’inizio della crisi COVID-19 quando abbiamo convertito il nostro lavoro clinico quotidiano in Telemedicina per non interrompere la terapia di tanti nostri pazienti”.
Alcuni dati: nell’articolo pubblicato si prendono in esame i dati raccolti in 15 giorni di Telemedicina, con 325 televisite and 882 teletrattamenti, se invece guardiamo all’intero periodo del lockdown sono state raggiunte 3231 Teleconsultazioni, ripartite in 2317 Teletrattamenti e 914 Televisite. Numeri di rilievo, soprattutto rapportati anche all’alto grado di soddisfazione dei pazienti (2.8/3).
Nel corso del tempo Isico ha seguito bambini e adolescenti con scoliosi provenienti da tutta Italia e anche dall’estero. Proprio per questa ragione ha sperimentato alcuni strumenti di Telemedicina per consentire ai pazienti più lontani di spostarsi il meno possibile.
Negli anni pazienti, anche provenienti da altri continenti (come Australia e Stati Uniti), hanno potuto seguire terapie sul lungo periodo grazie alla possibilità di consulti on line.
La temporanea trasformazione di visite e trattamenti in modalità on line durante l’emergenza CoVID e il successivo lockdown non è stata quindi una novità, quanto un’accelerazione di un processo già in atto, che continuerà nel tempo.
“Obiettivo della Telemedicina è diminuire il forte impatto sul sistema sanitario nazionale, impegnato in prima linea nel ricovero e nella terapia intensiva di tanti pazienti – continua il prof. Negrini – L’emergenza COVID-19 però non sta colpendo duramente solo i pazienti infetti ma anche tutti gli altri. In molti paesi, i servizi ambulatori sono stati completamente chiusi a causa della necessità di medici per i pazienti Covid e per ridurre il rischio di infezione a causa dei viaggi. Di conseguenza molti pazienti si sono trovati soli: questo non è accettabile per malattie che possono avere progressioni improvvise e gravi in pochi mesi, e ancor meno è accettabile per i bambini” .
Come funziona la Telemedicina?
I servizi di Telemedicina hanno incluso sia i teleconsulti sia la telefisioterapia, con la stessa durata abituale.
Sono stati usate app gratuite di Teleconferenza, mentre i “caregiver”, genitori e parenti dei pazienti, sono stati coinvolti attivamente. Le televisite hanno incluso misurazioni e valutazioni standard, ma adattate, da video e fotografie inviati in anticipo in base a specifici tutorial.
Durante la telefisioterapia, sono stati indicate e registrate nuove serie di esercizi come d’abitudine.
Nell’articolo sono state prese in considerazione tre fasi: la prima esamina i servizi erogati abitualmente prima della scoperta del COVID-19 nell’arco di 30 giorni lavorativi (7 Gennaio fino al 23 Febbraio), la seconda fase (dal 24 Febbraio al 14 Marzo) comprende la fase del primo impatto COVID sull’attività prima del lancio della Telemedicina, infine l’ultima analizza i dati dal lancio della Telemedicina in esclusiva per 15 giorni (dal 16 marzo)
Che cosa è emerso?
“La telemedicina è uno strumento che può essere usato e permette di continuare a fornire servizi ambulatori con grande soddisfazione dei pazienti. Nell’attuale situazione – conclude il prof. Negrini – la Telemedicina ha dimostrato di essere efficace in specifiche aree di cura, in particolare quelle dove la tecnologia è coinvolta. A nostra conoscenza, non ci sono al momento altri dati pubblicati sull’applicazione della Telemedicina con pazienti affetti da deformità vertebrali, per questo la pubblicazione del nostro articolo è tanto importante, dimostrando che questa esperienza può fornire una valida alternativa alla chiusura di molti servizi ambulatori”