La storia di Laura

Grazie blog ! Grazie Isico !

Non potrei non ringraziare questo blog perché è stato veramente importante; l’ho guardato spesso, davvero utile perché si chiariscono dubbi e ci si sente meno soli, un supporto morale. E ora che sono praticamente arrivata alla fine del percorso corsetto, che dire? Sono contenta e soddisfatta.

Ho iniziato tardi, da “vecchia”, ma ho voluto provare lo stesso; forse non è nemmeno più semplice decidere da ragazzi rispetto a quando si è piccoli perché allora decidono i genitori, quando invece a scegliere siamo noi (sempre con l’aiuto di chi è vicino) non possiamo nemmeno andar contro nessuno, al massimo pensare “chi me l’ha fatto fare”.. avrei potuto mollare, ma non avrebbe avuto senso. Volevo fare un tentativo, dovevo provarci, nonostante il medico (e lo ringrazio anche per questo) non abbia cercato di convincermi ma ha lasciato a me la scelta indicandomi i possibili miglioramenti che si potevano avere, e nonostante mi abbia detto: ” Io al tuo posto non me lo metterei perchè non è così grave anche se è possibile provare. Se poi proprio vuoi, iniziamo a settembre, così i mesi in cui lo porterai per più ore saranno freschi”. ” A settembre??? No no” . Ho iniziato appena possibile, di aspettare ancora non se ne parlava proprio! I primi mesi tutto il giorno, l’unica ora di libertà, dopo la doccia, la passavo sempre davanti allo specchio per cercare di capire se c’era stata qualche modifica.
All’università stare rilassati era difficile in quei banchi, scomodi anche per chi non aveva corsetto (ma chi li ha inventati?), dove tutto cadeva a terra, tutta la fila si doveva alzare per far passare qualcuno, oppure ancora quando avevamo una piccola ribaltina sulla quale appoggiare solo il quaderno (magari i banchi di scuola!). A volte avrei voluto che nessuno avesse saputo e altre invece che tutti fossero stati a conoscenza (“sono normale, non sono fatta di plastica”:D), come se fossi stata a scuola dove i compagni lo sanno. Così avrebbero visto che non avevo niente di grave e che anzi ero più dritta di altri..ma a tutta un’ aula di più di cento persone non sarebbe importato a molti, chi lo sapeva, gli amici e i colleghi, non facevano particolari domande, se non quando mi abbracciavano e sentivano che c’era qualcosa di duro: ” Ma che cos’hai? Il giubbotto antiproiettile” (ahauah che risate); un po’ come quando vediamo qualcuno col gesso, non ci pensiamo più di tanto.
Praticavo sport col corsetto e non è stato per nulla difficile, né fisicamente né mentalmente sia perché a nessuno interessava più di tanto, sia perché ogni giorno in palestra c’era qualcuno con stampelle, caviglie e dita fasciate, ginocchia dolenti, insomma era un lazzaretto, perciò il mio corsetto faceva pendant:) Poi c’erano i giorni in cui pranzavo alla mensa dell’ università quando le lezioni erano anche la sera, e allora dovevo allargarlo assolutamente per evitare il mal di pancia, e poi dopo qualche ora era troppo largo e quindi bisognava restringerlo, che stress!
La fatica è stata più mentale che fisica, non è per niente impossibile, l’unico segreto è armarsi di forza di volontà e di tanta pazienza. Da una parte non vedevo l’ora che il tempo passasse in fretta, ma dall’ altra desideravo il contrario così ci sarebbe stata ancora possibilità per migliorare. La prima estate, con un mese di quattro ore libere, è andata bene lo stesso. Certo, ero abituata a passare almeno due mesi in acqua visto che il mare è a cinque minuti da casa (che fortuna), ma sapevo che dovevo e volevo arrivare sino alla fine. Perciò per meno ore ma comunque il mare e il sole ci son stati lo stesso. La sera, quando uscivo senza busto, che strana sensazione, che leggerezza! Quante volte ho guardato l’orologio e contato sino a che ora sarei potuta restare fuori casa.
Il periodo difficile è stato quando non riuscivo a trovare le magliette per l’estate, quelle lunghe erano scollate e le altre erano troppo aderenti e segnavano -.- . Lo shopping è stato un po’ duro, non però per i jeans che da subito con la “mia tecnica della disperazione” 😀 riuscivo a bloccare attraverso cintura e laccio di scarpe infilato nel busto. Non mi importava se si notava qualcosa di strano quando camminavo, vedevo persone che stavano male anche con gli abiti più semplici e ragazze che con i tacchi camminavano davvero male (sembravano galline zoppe), oppure le minigonne indossate nonostante la ciccia: orribili, altro che corsetto! Poi le ore libere aumentavano, che strano averne già sei! Incominciavo ad osservare bene le schiene di tutti, facevo le radiografie con gli occhismilefianchi, scapole, gibbi, e veramente ne ho visto tanti.. Il corsetto per me è stato sempre un sostegno, un abbracciosmilee un compagno di avventure.
Alle ragazze e bambine che lo portano o che non lo vogliono portare vorrei dire questo: non preoccupatevi, non perdete tempo, non pensate a chi può farvi domande, siete bellissime lo stesso; dopo un po’ di tempo lo porterete per meno ore; l’unica cosa è che non dovrebbe farvi male, e nel caso chiedete di farlo modificare…
Il caldo può essere un problema ma si riesce a sopportare; fuori casa, la maglietta sotto il corsetto restava sudata così tanto che alla fine sentivo fresco; il primo anno, una giornata di maggio con più di trentacinque gradi ho pensato veramente che sarei svenuta in treno, senza aria condizionata, fermi una decina di minuti senza che entrasse un filo d’aria dai finestrini, panico :D! Poi c’era anche la pelle che diventava rossa, la crema buonissima all’ossido di zinco al profumo ‘di bimbo’ e che per me resterà per sempre come ” odore di busto”, i viaggi a Milano e il centro ortopedico dove di corsetti ne sfornavano in continuazione, quanti ragazzi..e lì avevo capito che ero veramente, finalmente nel posto giusto; quanto lavoro in quell’officina! Il tecnico è un vero artista, un ” Michelangelo”, che esperienza! Tutt’altro rispetto a quel ‘centro???’ che avevo visto quando ero piccola, dove il calco veniva spedito e il busto ritornava dopo tanti giorni; e per le modifiche chissà come avrebbero fatto, forse non le ritenevano nemmeno importanti oppure avrebbero di nuovo rispedito il busto con ulteriore perdita di tempo! Una spinta che si poteva attaccare e staccare senza capire bene dove! “Ma come si fa”, mi chiedo, “perché non ci sono controlli in quei centri, è una rovina”!!!
Per questo bisogna fare attenzione e spesso è meglio spostarsi in altre regioni; è sbagliato pensare che essendo solo una scoliosi si possa curare da qualsiasi parte, purtroppo non sempre i medici e i tecnici sono competenti e specializzati in questo campo e a volte pur lavorando in buona fede non hanno esperienza perchè vedono pochi ragazzi. Non bisogna autoconvincersi di essere gravi e quindi preoccuparsi più del necessario soltanto perché per i controlli ci si sposta in altre città; può essere anche lieve ma è meglio recarsi nei centri giusti (all’inizio difficili da individuare) anche se lontani, senza avere ansia o paura solo per questo motivo; evitiamo di fare lo struzzo perché poi si piangono lacrime di coccodrillo!
Ciò che mi dispiace è sapere che una bellissima ragazzina che avrebbe dovuto metterlo penso già sei anni fa quando ne aveva circa otto, purtroppo molto grave anche esteticamente, non ha il corsetto; non l’ho conosciuta personalmente, ma quando la vedo è un colpo al cuore, mi dispiace davvero tanto. Quante volte penso che se l’avessi conosciuta bene forse avrei potuto fare qualcosa.. se anche chi le sta vicino avesse saputo qualcosa in più sulla scoliosi e non avesse sottovalutato il problema, se solo quella che credo sia vergogna e soprattutto paura, disinformazione su come sia possibile curarla, non ci fosse stata… L’avrei voluta portare con me alle visite, cosa avrei fatto per regalarle un corsetto..se si fosse avverato un sogno dove al contrario di ciò che ho provato, le dicevo che non sarebbe stato semplice, e invece lei decisa “Non m’ importa, io me lo metto lo stesso”, mentre a me scendevano le lacrime.
A me è andata bene perché non sono mai stata grave e quindi il busto avrei potuto anche non metterlo, ma non avrei sopportato l’idea di non averci provato e sarei rimasta con un tormento ” Se avessi provato? “; sarà poi per il carattere, non mi accorgo di essere testarda e determinata ma forse lo sono, è quasi finito il periodo corsetto e un po’ mi dispiace. Come farò senza il mio Stefanosmile!!?? E non poteva chiamarsi diversamente (gli altri suoi nomi Gianfranco, Francesco e Francosmile). Chissà se ora avrei il coraggio di iniziare tutto come tre anni e mezzo fa…Penso di sì, anzi sicuramente! Sarà stata le grinta e un po’ l’ incoscienza dei ventun anni appena compiuti che me l’ ha permesso, la paura di peggiorare e soprattutto la rabbia di non aver iniziato prima.
Adesso spero che i risultati raggiunti rimangano più a lungo possibile!

Baci !
Laura