Giulia è una campionessa di judo. Salita sul gradino più alto nei Campionati Italiani della sua categoria, 13 anni e una eccezionale forza di volontà, Giulia ha saputo plasmare le sue giornate per fare posto a un amico-nemico un po’ scomodo, il corsetto. Subito i primi dubbi e i primi timori: quante cose sarebbe riuscita a fare nonostante la terapia in salita che si è trovata ad affrontare? come conciliare gli allenamenti, i bagni in mare e i compiti con le sessioni di esercizi?
La sua storia, che lei stessa ci racconta di seguito, dimostra che “se si desidera davvero qualcosa e si lotta per averla, neanche una difficoltà come la nostra ci può fermare e siamo esattamente come tutti gli altri”.
“Sono Giulia, vivo a Genova dove frequento la terza media. Sono una ragazza come molte altre, gli amici, il mare d’estate, le mie passioni, fra tutte il Judo. A gennaio 2020 mi è stata diagnosticata una scoliosi idiopatica. I miei genitori hanno chiesto diversi consulti prima di approdare a ISICO. E’ stato un percorso molto difficile e doloroso prima di tutto per me, ma anche per i miei genitori che non sapevano valutare quale potesse essere la scelta migliore.
All’inizio ho seguito solo la terapia con gli esercizi quotidiani: ogni mese una seduta con la mia fisioterapista Martina, ogni quattro la visita di controllo con il dottor Fabio Zaina, fisiatra di Isico.
E’ stato un periodo duro perché dovevo svolgere gli esercizi tutti i giorni indipendentemente dai compiti, dagli allenamenti di judo quotidiani o dalle vacanze. Ad ogni visita ero presa dall’ansia dell’esito delle misurazioni della curva….
Ad aprile di quest’anno, la curva era peggiorata e il dott. Zaina mi ha prescritto il corsetto. Inizialmente non l’ho presa molto bene e ho pensato a tutto quello che non avrei potuto più fare, alla mia attività sportiva e all’estate, al mare… Anche il resto della famiglia era spaventata, ma, anche grazie al supporto di Martina, ci siamo tranquillizzati.
Ricordo, come se fosse ieri, quando mamma ed io siamo andate all’officina ortopedica per ritirare il corsetto, rammento le prove e gli aggiustamenti necessari a renderlo il più confortevole possibile. Al primo “giro di prova” mi sembrava di non poter respirare, di non riuscire a fare i movimenti più elementari, poi a poco a poco mi è sembrato che qualcosa cambiasse. Con mamma abbiamo provato a fare movimenti sempre più articolati come salire e scendere dalle panchine di un parco giochi lì vicino, a camminare velocemente fino a fare una piccola corsetta…al termine della mattinata il mio corsetto ed io avevamo fatto “conoscenza”: cominciavo ad adattarmi. La prima notte sono riuscita a dormire abbastanza e dal giorno dopo è iniziata la mia nuova vita.
Fortunatamente mi sono state prescritte 18 ore, così da pianificare la mia giornata per concentrare tutti i miei impegni sportivi nelle ore di libertà.
In quei primi mesi ho iniziato a prendere le misure con questa nuova situazione cercando di pormi degli obiettivi e provando a raggiungerli. Volevo capire quante cose della vita di prima potevo ancora fare indossando il corsetto.
Ho fatto una lista e ho iniziato a provare a spuntarla: andare a scuola a piedi con lo zaino, andare in bicicletta; fare la verticale (questo è stato un po’ più impegnativo…); fare una capriola, (fatto dopo molti tentativi). Poi è arrivata l’estate e sono passata dall’indossare le felpe ai vestiti leggeri. Anche in questo caso ho dovuto fare delle prove e cambiare un po’ il mio look, scegliendo le magliette un po’ più larghe, ma il corsetto non si notava particolarmente. E nel frattempo era già tempo di vacanze.
Trascorrendo gran parte dell’estate in spiaggia ho dovuto rivedere il mio piano di “indossamento” del corsetto per cercare di combinare il sole, il mare e gli allenamenti che in estate si intensificano. Per rispettare le sei ore stabilite, ho adoperato un metodo che effettivamente funziona bene: in base all’orario di fine allenamento contavo sei ore e allo scoccare dell’ora giusta mi levavo tutto, mi mettevo in costume libera di prendere il sole e le onde del mare. Nei giorni più caldi era impossibile resistere così, dopo aver sentito anche Martina, levavo il sensore dal busto e facevo il bagno come se non stessi indossando il corsetto.Tutto sembrava sistemarsi a poco a poco e la vita di tutti i giorni diventava “facile”, perché riuscivo grosso modo a fare tutte le attività di prima.
Dopo l’anno di pandemia sono riprese le gare e a luglio mi attendevano i Campionati Italiani, i miei primi in assoluto; davanti a me le qualificazioni regionali. Dopo aver vinto, siamo partiti per Ostia, sede dei campionati Italiani. Lì ho disputato tre incontri più la finale e ho vinto. Una sorpresa assoluta, non lo avrei mai pensato! Vincendo mi sono automaticamente qualificata ai Campionati Italiani successivi, quelli di novembre.
L’estate è corsa via tra mare, allenamenti e vacanze in famiglia…tutto come al solito.
A settembre, dopo l’inizio della scuola, ho iniziato ad allenarmi per i nuovi Campionati Italiani di novembre, nella categoria esordienti B -40KG: volevo difendere i risultati dell’estate. Ho rivisto di nuovo il piano giornaliero tra scuola, palestra e tempo libero e mi sono buttata a capofitto in questa nuova sfida.
Il 14 novembre sono tornata ad Ostia in un certo senso più emozionata della prima volta, ma anche più consapevole della sfida che stavo per vivere. Ho disputato di nuovo quattro incontri e mi sono confermata campionessa italiana della mia categoria! E’ stata una gioia ancora più grande, perché questa volte le atlete erano più numerose e il livello tecnico più alto. Da quel giorno ho avuto la consapevolezza che se si desidera davvero qualcosa e si lotta per averla, neanche una difficoltà come la nostra ci può fermare e siamo esattamente uguali a tutti gli altri.
Quando ho scoperto di dover indossare il corsetto, avevo letto qualche testimonianza di ragazzi che, come me, combattevano la scoliosi e dicevano che il corsetto, alla fine, diventa un compagno di viaggio, un amico che ti segue in ogni momento della giornata. Non ci credevo davvero e pensavo fossero frasi buttate così solo per fare coraggio a quelli come me…
Invece è tutto vero, anche se avrei preferito che tutto questo non mi accadesse, si può anche salire sul gradino più alto del podio e sentirsi felici!