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Linee guida
Il mal di schiena
L'homo di oggi non è più erectus ma sedutus: il mal di schiena si combatte con il movimento. È difficile trovare chi non sappia cos’è il mal di schiena, almeno com’è difficile trovare chi non sappia cos’è il raffreddore. È infatti un evento normale per l’uomo, scotto pagato all’acquisizione troppo recente (parliamo di pochi millenni) della posizione eretta; con l’aggiunta che oggi l’homo non è più erectus ma sedutus.
Che cos'è
La lombalgia, che colpisce il tratto lombare della colonna vertebrale, è un dolore localizzato all’altezza della vita: può farsi sentire più da un lato che dall’altro e può irradiare ai glutei o anche lungo tutta la gamba quando diventa sciatica.
A seconda della durata della sintomatologia dolorosa, la lombalgia viene divisa in acuta e cronica.
La fase acuta dura in genere una quindicina di giorni ed è normalmente dovuta ad una lesione di una o più delle strutture che compongono la colonna vertebrale.
Nel caso della lombalgia cronica subentrano altri problemi che si possono riassumere nel fatto che la colonna non riesce più a ritrovare il suo delicato equilibrio e dunque si trova in uno stato di sofferenza permanente.
La lombalgia cronica colpisce il 5% di chi soffre di lombalgia, ossia il 4% dell’intera popolazione: parliamo di circa 2 milioni di persone in Italia.
Dorsalgia
La lombalgia, che colpisce il tratto lombare della colonna vertebrale, è un dolore localizzato all’altezza della vita: può farsi sentire più da un lato che dall’altro e può irradiare ai glutei o anche lungo tutta la gamba quando diventa sciatica.
A seconda della durata della sintomatologia dolorosa, la lombalgia viene divisa in acuta e cronica.
La fase acuta dura in genere una quindicina di giorni ed è normalmente dovuta ad una lesione di una o più delle strutture che compongono la colonna vertebrale.
Nel caso della lombalgia cronica subentrano altri problemi che si possono riassumere nel fatto che la colonna non riesce più a ritrovare il suo delicato equilibrio e dunque si trova in uno stato di sofferenza permanente.
La lombalgia cronica colpisce il 5% di chi soffre di lombalgia, ossia il 4% dell’intera popolazione: parliamo di circa 2 milioni di persone in Italia.
Cause e diagnosi
Il dolore è spesso presente durante i movimenti ma con maggiore frequenza si presenta quando si deve sostenere la colonna: ovvero in piedi fermi con le braccia sospese. Qualche esempio: quando si lavano i piatti o si cucina o per chi lavora in piedi dietro un bancone, o seduto con necessità di tenere le braccia sospese a lungo.
Altre volte più che un dolore è un fastidio costantemente presente in mezzo alle scapole, che migliora con il riposo o con posture di compenso in estensione.
Se la dorsalgia si aggiunge alla cervicalgia può essere correlabile con contratture dei fasci inferiori dei trapezi, il muscolo trapezio infatti ha inserzioni a livello scapolare e dorsale medio.
Se c’è associato un dorso curvo, allora la causa di dolore è da correlarsi prevalentemente a questa alterazione. L’ipercifosi può essere idiopatica o conseguente a un difetto dell’accrescimento delle vertebre che genera la deformità a cuneo dei corpi vertebrali: il morbo di Scheuermann.
In questo secondo caso di solito il dolore è più intenso durante la crescita e scompare nell’adulto che solitamente lamenta cervicalgia o lombalgia e difficoltà a sostenersi a lungo nella posizione eretta. Durante la crescita la deformazione progressiva delle vertebre spesso genera dolore localizzato alla regione dorsale.
Nei ragazzi il motivo principale per cui giungono in visita è la deformità che peggiora in ipercifosi e meno frequentemente per il dolore.
Nell’adulto un dolore molto localizzato alla regione dorsale potrebbe essere segno di un recente cedimento vertebrale (su base osteoporotica o post-traumatica): in tal caso intervenire tempestivamente con la corretta terapia è di fondamentale importanza.
Un cedimento vertebrale pregresso e mal curato, infatti, produce una vertebra cuneizzata che favorisce il cedimento della colonna nel piano frontale con una progressiva accentuazione della cifosi dorsale.
Si ha difficoltà a mantenere orizzontale lo sguardo sovraccaricando secondariamente la regione cervicale. In questi casi il dolore pur riducendosi di entità persiste nel tempo: talvolta i pazienti giungono in visita parecchio tempo dopo l’evento acuto, perché esasperati dalla persistenza dei fastidi e dalla perdita di funzionalità della colonna, con associata difficoltà a mantenere la posizione eretta.
L’adulto con ipercifosi sarà più portato ad avere dolori dorsali associati a dolori cervicali (soprattutto nei lavori sedentari) o dolori dorsali associati a lombalgia (nei lavoratori che movimentano carichi e sovraccaricano spesso la colonna vertebrale).
Spesso si associano dolori alle spalle, generati dal fatto che nell’ipercifosi è favorita l’anteposizione delle spalle: tale posizione favorisce il conflitto tra la superficie articolare della testa omerale con una parte della scapola, dando luogo alla cosiddetta “sindrome da conflitto”.
Trattamento e terapia
Nel caso di una dorsalgia importante è bene rivolgersi a uno specialista della colonna vertebrale per definire al meglio i meccanismi o le cause alla base del disturbo e impostare insieme il trattamento.
Invece con le dorsalgie più lievi può essere sufficiente dell’attività fisica regolare, talvolta è consigliabile la scelta di attività che favoriscano l’estensione della colonna piuttosto che la flessione (ad esempio il ciclismo portando al mantenimento prolungato di una postura in flessione potrebbe essere sconsigliato). Gli esercizi specifici garantiscono un buon compenso dei meccanismi responsabili del dolore e sono coadiuvati dalla pratica di qualsiasi attività fisica associata.
Nei ragazzi in crescita può essere necessario un corsetto che oltre a correggere permetta di dare sollievo immediato dai dolori.
Negli adulti con cedimento vertebrale di origine post-traumatica recente, la soluzione ideale è l’indossamento di un corsetto su misura: il corsetto, attraverso l’estensione del rachide, permette di scaricare la parte anteriore della vertebra che potrà quindi ossificare minimizzando la deformità a cuneo. Questo previene i dolori da cedimento della colonna nel piano frontale.
Se c’è osteoporosi è bene cercare con lo specialista il modo migliore di affrontare la terapia, invece se la frattura è di altra origine sono necessari ulteriori approfondimenti.