Mal di schiena in Fase 2

Mal di schiena in Fase 2

Nella prima fase di lockdown, scattata per l’epidemia di Coronavirus, le nostre quotidianità si sono totalmente stravolte: dalla modalità lavorativa, per molti in smartworking, all’utilizzo intensivo della cucina. Nonostante il tanto tempo a disposizione per molti, non è stato facile impegnarsi in attività fisiche, a causa degli spazi ridotti di casa oppure perché si è stati impegnati nella gestione di bambini piccoli o genitori anziani.

In tempi normali, un italiano su due soffre o ha sofferto di mal di schiena e uno su tre di dolori al collo, la quarantena ha peggiorato questo quadro non solo per via dell’attività fisica “fai-da-te” o la sedentarietà ma anche, secondo il 44% degli italiani (fonte Assosalute), per le posture sbagliate assunte sul divano o davanti al computer in “smartworking”. 

La fase 2 ha costituito per la gran parte di noi l’opportunità di uscire e finalmente riprendere anche l’attività sportiva. Dalla semplice camminata alla corsa alla bicicletta. Alle palestre, che da qualche giorno hanno potuto riaprire.

Restare però per così tante settimane inattivi ha comportato una serie di problematiche così come poi la ripresa. A cominciare dall’aumento dei dolori, a volte dovuti a patologie croniche. E al maggior rischio di farsi male riprendendo la normale attività fisica quotidiana dopo tanto tempo di assenza: la propria prestazione fisica non può essere la stessa di quando ci siamo fermati.

Come allora ripartire evitando dolori e godendosi al meglio la ripresa delle proprie passioni sportive?

“E’ fondamentale in questa fase recuperare la mobilità articolare e la forza muscolare perse – spiega Francesco Saveri, fisioterapista di Isico – evitiamo così di incappare nel mal di schiena o di cronicizzare i dolori insorti nella fase di lockdown. L’essere umano è fatto per il movimento e la colonna vertebrale ancora di più. La sedentarietà e lo stare seduti comportano un aumento del rischio di mal di schiena:  sempre più studi dimostrano come sia essenziale il movimento e l’attività fisica come prevenzione, in alcuni casi anche risoluzione del dolore”.
Come dire muoviti che ti passa.

Nella prima fase siamo stati costretti a far fronte alle necessità lavorative reinventando uffici nelle nostre stanze di casa, passando dal bancone della cucina alla camera da letto, situazione che per molti perdura tuttora.

“Le posizioni poco ergonomiche che sono state assunte in questi lunghi mesi possono sicuramente aver influito sulle tensioni muscolari aumentandole o creando contratture generate dall’assunzione di posture nocive per la nostra colonna prolungate nel tempo – continua Saveri – inoltre è molto probabile che la quarantena abbia aumentato il livello di stress generato dall’epidemia di Coronavirus, dalla paura per il futuro e, anche, da un possibile tecno-stress dato proprio da un maggior utilizzo delle tecnologie e dalla difficoltà della loro gestione nell’ambiente domestico”.

Un mix di fattori esplosivo anche per il benessere della nostra colonna che, continuamente sottoposta a sollecitazioni sbagliate, manifesta la sua risposta nel dolore. Una sorta di campanello di allarme di qualcosa che non funziona più in maniera corretta. Un richiamo da non sottovalutare soprattutto se i sintomi dolorosi continuano a persistere anche a distanza di alcuni giorni: un semplice mal di schiena infatti può trasformarsi in una lombalgia cronica, patologia che colpisce il 4% della popolazione (circa 2 milioni di persone in Italia). La colonna vertebrale non riesce più a ritrovare l’equilibrio perso entrando così in uno stato di sofferenza permanente.

 

E se invece i dolori compaiono dopo la ripresa dell’attività fisica?

Probabilmente il problema è la mancanza di allenamento. “La schiena viene sollecitata durante una delle prime corsette o dei giri in bicicletta un po’ più lunghi – spiega Saveri. Pensiamo alle ore passate seduti al pc in call con il capo e i colleghi, oppure alle maratone sul divano con le serie TV preferite: la nostra colonna si abitua ad una postura in chiusura, in flessione, riducendo la mobilità delle singole articolazioni vertebrali e indebolendo la muscolatura. Ecco allora che pazienza e gradualità sono le parole d’ordine per riprendere pian piano l’attività fisica e dedicare qualche minuto prima e dopo alla nostra colonna. Consideriamo questi momenti come una sorta di “manutenzione quotidiana” della nostra schiena svolgendo esercizi di rinforzo, mobilizzazione e stretching”.

Gli esercizi da fare

Prevenzione, gli esercizi proposti da Michele Romano, direttore Fisioterapia Isico
Preparazione ed estensione della colonna, gli esercizi da fare prima e dopo l’attività fisica (scarica il pdf)

 

E se il dolore non passa?

E’ bene rivolgersi a uno specialista per poter escludere patologie più importanti e valutare se è necessario iniziare un percorso fisioterapico con un terapista specializzato sulla colonna vertebrale – conclude Saveri –  un programma di esercizi che sarà svolto con la costante interazione fra medico e terapista per recuperare al meglio e nel minor tempo possibile la normalità”.

Il percorso terapeutico consiste in una serie di trattamenti manuali abbinati a una rieducazione cognitivo comportamentale con lo scopo di ridare equilibrio alla colonna: il paziente apprende qual è la postura più corretta e funzionale per la sua colonna ristabilendo la normale forza, lunghezza e tensione muscolare tramite degli esercizi specifici e personalizzati, da svolgere pochi minuti al giorno tranquillamente a casa o, perché no, tra una call-conference e l’altra in modalità smartwoking.

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