Scrocchia che ti passa?

Scrocchia che ti passa?

Stare molte ore seduti alla scrivania, davanti al pc, o assumere la stessa postura lavorativa, può spesso causare fastidio o dolore alla schiena.

Con  pochi piccoli accorgimenti è possibile ridurre notevolmente la sensazione di fastidio o dolore alla colonna: facciamo qualche esempio.  Posizioniamo in maniera corretta lo schermo, ossia all’altezza degli occhi, in modo tale da non dover assumere posizioni “scomode” per adattarsi all’ altezza del monitor; manteniamo la schiena bene in appoggio allo schienale, con gli avambracci in appoggio ai braccioli della sedia o alla scrivania; infine cambiamo spesso posizione durante la giornata e  alziamoci ogni 30/40 minuti per fare qualche passo.

Malgrado queste e altre precauzioni, se si avvertono tensioni uno degli stratagemmi più istintivi è quello di eseguire torsioni o allungamenti della colonna vertebrale, in particolare a livello cervicale, che provocano il classico rumore di “scrocchio” (il termine corretto è scroscio), generando un sollievo momentaneo e una sensazione di benessere.

Cosa provoca quella sensazione di “scrocchio”?
“Si tratta del cosiddetto effetto di cavitazione – spiega la fisioterapista Sara Rossetti – all’interno delle articolazioni (e nella colonna vertebrale ce ne sono molte!) è presente un liquido con funzione lubrificante, contenuto dalla capsula articolare. Quando facciamo dei movimenti a fine corsa (massima flessione, massima rotazione…) si provoca una depressione all’interno dell’articolazione e le bolle di gas disciolti in questo liquido si aggregano, generando il “crack”. Solitamente, per alcuni minuti non è possibile avvertire questo rumore pur ripetendo la manovra, fino a quando questi gas non si disgregano nuovamente”.

E’ esperienza frequente che chi ne trae beneficio tenda a ripetere questa sorta di auto-manipolazione più volte al giorno, anche se il sollievo è di brevissima durata. 

Una pratica quindi che può essere dannosa, ad esempio provocando artrosi o rendendo le articolazioni più instabili?

Per quanto riguarda l’artrosi, è curioso sapere che un medico statunitense, Donald Unger, ha vinto nel 2009 il cosiddetto premio Ignobel per la medicina (una sorta di parodia del Premio Nobel assegnato annualmente a dieci ricercatori autori di ricerche “strane, divertenti, e perfino assurde”, quel tipo di lavori improbabili che “prima fanno ridere e poi danno da pensare”).
Il dott. Unger ha sostenuto di aver scrocchiato le nocche della sua mano sinistra per più di sessant’anni almeno due volte al giorno, senza però scrocchiare le dita della mano destra; mettendo a confronto le due mani ha verificato che nessuna delle due aveva sviluppato artrosi o altri problemi – racconta la fisioterapista Alessandra Negrini – Al di là di questa simpatica verifica, in letteratura nessun lavoro ha dimostrato che questa abitudine predisponga allo sviluppo di artrosi”.

Per quanto riguarda la possibilità che nel tempo si generi instabilità articolare ad oggi non è stato pubblicato nulla di attendibile. Per ottenere uno scroscio articolare si raggiunge il fine corsa articolare e poi si imprime un movimento rapido che tende a superarlo. Immaginando di ripetere più volte al giorno per lunghi periodi di tempo questa manovra, è probabile che ci sia questo effetto.

“Quello che è certo è che chi soffre di mal di schiena o di dolori cervicali non riesce a risolverli con questa abitudine -conclude Rossetti – Non sapendo se può essere dannosa, la scelta migliore è quella di cercare di capire l’origine del dolore e di trovare terapie che diano un sollievo duraturo (l’efficacia maggiore sui dolori cronici arriva dagli esercizi specifici e dalla terapia cognitivo-comportamentale), svezzandosi il prima possibile da quello che diventa un “tic” inutile e forse dannoso”.

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