Metodo Pilates: terapia o non terapia per il mal di schiena cronico non specifico?

Metodo Pilates: terapia o non terapia per il mal di schiena cronico non specifico?

Originariamente battezzato “Contrology“, ovvero “logica del controllo”, il Pilates è un metodo sviluppato all’inizio del XX secolo da Joseph Pilates con l’obiettivo di rendere le persone più consapevoli del proprio corpo e della propria mente, per unirli in una singola, dinamica e funzionale entità.

Andiamo con ordine, e vediamo da vicino cos’è la lombalgia cronica, per poi parlare di Pilates.

Lombalgia cronica non specifica: che cos’è?

La lombalgia viene classificata come cronica quando è presente da 12 o più settimane. L’area sintomatica è quella della bassa schiena, ovvero lo spazio localizzato al di sotto del margine costale e al di sopra delle pieghe glutee inferiori, con o senza dolore irradiato alle gambe.

La lombalgia cronica rappresenta circa il 20% di tutti i casi di lombalgia, eppure genera circa l’80% dei costi perché può permanere per anni e provocare disabilità.
Anche richiedendo esami approfonditi, i medici non riescono a individuare la causa primaria del dolore nel 90% dei pazienti con lombalgia cronica. In questi casi non è possibile fare una diagnosi specifica e i pazienti sono classificati affetti da “lombalgia cronica non specifica”.

In risposta a questa situazione è sempre più necessario valutare e identificare l’efficacia di interventi in grado di curare la lombalgia cronica non specifica.

Che cos’è il Pilates

Il Pilates è una ginnastica di tipo educativo, preventivo ed ipoteticamente terapeutico-riabilitativo, focalizzata sul controllo della postura e sull’armonia e fluidità dei movimenti. A differenza di molti tipologie di ginnastica, il metodo Pilates segue dei rigorosi principi; non si tratta quindi di un semplice insieme di esercizi, ma di un vero metodo che, negli ultimi sessanta anni di pratica e di osservazione, si è sviluppato e perfezionato continuamente.

Il Pilates, ad oggi, è praticato in tutto il mondo e soprattutto nei paesi occidentali, come il Canada, gli Stati Uniti e il Regno Unito. Nel 2005, solo negli USA, 11 milioni di persone hanno dichiarato di praticare Pilates, seguiti da circa 14 mila istruttori qualificati.

Pilates in ambito riabilitativo: sì o no?

In ambito medico-terapeutico il Pilates viene spesso promosso come rimedio al mal di schiena. Tuttavia, pur costituendo uno strumento efficace nell’aumentare il benessere psico-fisico nei soggetti sani e soprattutto sedentari, non è ancora dimostrato che abbia risvolti terapeutici e preventivi superiore ad altri tipi di esercizio fisico. 

Nel 2015, l’ Australian Government’s Department of Health ha pubblicato una metanalisi  (ossia uno studio che, dopo aver fatto una ricerca accurata di tutta la letteratura di qualità pubblicata fino a quel momento su un certo argomento, prova ad assemblare i dati per trarre conclusioni generali con solido fondamento scientifico) che ha valutato l’impatto del Pilates e  altri  tipi    di    esercizio non fisioterapico sulla  lombalgia  cronica, non specifica. La metanalisi ha valutato esercizi come stabilizzazione e controllo motorio, Pilates, Yoga, esercizi aerobici, esercizi in acqua, stretching.

In specifico i ricercatori hanno valutato l’impatto del trattamento su questi aspetti, tutti caratterizzanti la disabilità:

  • dolore,
  • funzione fisica,
  • salute mentale,
  • forza e resistenza dei muscoli del tronco.

Lo studio ha messo a confronto l’approccio con esercizio fisico e quello senza esercizio (terapia manuale, educazione cognitivo-comportamentale da parte del medico di base oppure con nessun tipo di intervento).

I risultati dello studio mostrano che:

  • se confrontato con i gruppi di controllo, il Pilates, l’allenamento aerobico, gli esercizi di stabilizzazione e controllo motorio sono le tipologie di esercizio, tra quelle indagate, che hanno portato a una maggior riduzione del dolore;
  • il Pilates e altri tipi di esercizio indagati hanno portato a un maggiore miglioramento della funzione fisica e della resistenza dei muscoli del tronco  rispetto ai gruppi di controllo;
  • il Pilates non ha dimostrato effetti sulla salute mentale dei pazienti.

“Nonostante questi risultati possano apparire come positivi rispetto alla pratica del Pilates in ambito terapeutico, va sottolineato come l’evidenza prodotta da questo studio sia di bassa qualità – spiega il nostro fisioterapista Luca Selmi – perché il numero ridotto di studi individuati, la loro eterogeneità e la natura metodologicamente limitata dello studio possono solo portare ad affermare che sono necessari ulteriori indagini e approfondimenti”.

Lo stesso governo australiano, nel 2017, ha definito il metodo Pilates una pratica che non avrebbe potuto beneficiare dei sussidi assicurativi, affermando che questa scelta avrebbe assicurato che i fondi dei contribuenti fossero spesi in modo appropriato e non diretti a terapie prive di evidenze.

Sempre nel 2017 è stata pubblicata una revisione Cochrane che ha esaminato l’effetto dell’esercizio fisico rispetto a nessun intervento negli adulti con dolori cronici (es. fibromialgia, lombalgia, cervicalgia, dismenorrea). Tra le tipologie di esercizio indagate non solo allenamento aerobico, allenamento della forza, della flessibilità, dell’equilibrio ed esercizi core,  ma anche pratiche come lo Yoga, il Pilates e il Tai Chi.

Ci sono stati alcuni effetti favorevoli nella riduzione della gravità del dolore e nel miglioramento della funzione fisica, sebbene questi fossero per lo più da piccoli a moderati e, soprattutto, non sono risultati coerenti tra le revisioni.

I dati disponibili suggeriscono che l’attività fisica e l’esercizio fisico possono migliorare la gravità del dolore e la funzione fisica, e la conseguente qualità della vita – continua Selmi –  Tuttavia, anche questa revisione sottolinea la provvisorietà delle conclusioni che dovranno essere verificate con ricerche di qualità più elevata”.

In conclusione

In generale, la ricerca di prove qualitative solide a sostegno dell’uso dell’esercizio terapeutico per la gestione del dolore muscolo scheletrico risulta sempre più necessaria.
“In ambito scientifico il campo del dolore si sta muovendo verso l’approccio biopsicosociale – conclude Selmi – come sostenuto dalla revisione del 2018, dove per il trattamento della lombalgia cronica le linee guida consigliano programmi multimodali con uso di FANS e antidepressivi, esercizio terapeutico e interventi psicosociali. L’esercizio terapeutico gioca un ruolo chiave in questo ambito e ci auguriamo che si arrivi presto a definire le tipologie di esercizio più efficaci”.

 

Bibliografia

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