Cecilia oggi ha 19 anni, da 6 indossa un corsetto. E in questo suo percorso ha scoperto tanto di sè. Per questo ha deciso di condividere la sua esperienza e crescita sia in parole sia in immagini. Al suo fianco il suo amico nemico. Ad immortalare Cecilia in corsetto una giovane fotografa che l'ha ritratta in una serie di scatti delicati, quasi fatati.
Ecco la storia di Cecilia.
Non avrei mai pensato di farmi immortalare con il mio peggior nemico. Poi ho incontrato Tatiana Minelli e ho cambiato idea.
Tutto è iniziato quando ho compiuto 12 anni. No, non è stato facile accettare di dovermi rinchiudere per anni in un involucro fatto di plastica. Ricordo ancora i pianti, le urla, i litigi, la mia disperazione nel pensare che con il mio nuovo guscio non sarei stata più ben voluta, accettata, non avrei più avuto le stesse attenzioni, lo stesso amore, gli stessi abbracci.
Ho dovuto farmi forza, pensare che la mia schiena, senza di lui, sarebbe crollata a pezzi: dovevo soffrire ora per non far soffrire la me del futuro.
Ho dovuto reinventarmi riscoprendomi. Alla me a cui fin da piccola piacciono i vestiti, disegnarli e abbinarli tra loro, ho dovuto dire che doveva sforzarsi di nascondere lui, il corsetto che era sotto i vestiti e non volevo mostrare per nessuna ragione al mondo.
L'ho fatto indossando abiti più ampi e larghi di come realmente ero e, questo, nel periodo in cui invece ci si vuole mostrare di più. In pochi comprendiamo i sacrifici o le lacrime nascoste che questo amico nemico comporta.
Ringrazio i miei genitori, mia sorella e le persone che ci sono sempre state, nonostante tutto. Le amiche che ai “pigiama party”, alle feste, nelle uscite sapevano che con me c’era sempre un pezzo in più e che magari non avrei potuto fare tutto quello che facevano loro, per il dolore o il fastidio e che, nonostante tutto, non me lo hanno mai fatto pesare. Prima dovevo tenerlo con me sempre, 24 ore su 24.
Col tempo le ore sono sempre più diminuite fino ad arrivare a oggi.
Ora, dopo ben 8 anni, ho deciso di mostrarmi con lui, senza paura, senza vergogna, senza veli, consapevole che forse avrei sempre dovuto mostrarlo e planare con leggerezza dall’alto (come scriveva uno dei miei autori preferiti) sul “problema” che mi faceva sentire così diversa, esclusa.
Oggi, dopo 8 anni, scopro che proprio quella diversità è il mio valore più grande, scopro che è stato proprio lui a rendermi quella che sono oggi, a rendermi forte. E questo è solo l’inizio di un lungo percorso. Ne sta per cominciare un altro, chi mi conosce sa e anche qui dovrò munirmi di tanta forza e volontà ma tempo al tempo.
Grazie Tatiana Minelli, la fotografa che mi ha ritratto col mio amico nemico.
P.s. Scegliere di non esibire il dolore non significa esserne privi.