Tutto cominciò molto tempo fa, avevo 13 anni e mi trovavo in vacanza al mare con la mia famiglia.
Mia mamma, insieme a mio papà, guardandomi giocare con la palla, notarono in me qualcosa di strano…e dato che siamo in tema, potete immaginare di cosa si trattasse.
Visto il passato di mia mamma, che da piccola ebbe la scoliosi, si allarmarono subito, senza dare nulla per scontato.
Mi portarono a fare visite nella città di Perugia, dove abitiamo, purtroppo non furono in grado di capire quanto in realtà la mia scoliosi stesse peggiorando giorno dopo giorno e di quando fosse grave.
Fu così che dopo una radiografia i miei genitori capirono che evidentemente la cosa era molto più grave di quanto invece ci avevano fatto credere fino a quel momento.
Decisero così di portarmi a Vigevano, vicino Milano, alla sede di ISICO.
Io ero tranquilla, nella mia testa pensavo solamente che sarebbe stata una delle solite visite che ormai stavo facendo spesso
Arrivati a Vigevano, feci la visita con il Professor Negrini: mi disse che avrei dovuto indossare il corsetto.
La mia reazione alle parole del professore fu un immediato pianto, una sensazione di disperazione, un insieme di sensazioni che non saprei nemmeno come spiegare a parole. La cosa peggiore fu il doverlo mettere subito e soprattutto il fatto di dover indossarlo 23 ore su 24!
Oltre al corsetto da quel momento ho sempre svolto quotidianamente gli esercizi specifici prescritti, che venivano modificati ogni tre mesi.
Da quel momento inizia la mia vita con “Aurorina” (sì, è questo il nome che ho dato al mio corsetto).
La mia quotidianità è cambiata, sicuramente non era più tutto come prima, era diverso, ma non così terribile come mi aspettavo, anzi!
Posso utilizzare il termine “sofferenza” solo per la prima settimana in cui l’ho indossato, e la ritengo normale poiché avere un corsetto addosso, tutto il giorno così all’improvviso, fa abbastanza strano.
Non dissi niente a nessuno, tranne ai parenti e ai miei migliori amici, perché era una cosa di cui mi vergognavo abbastanza.
Non era un semplice apparecchio ai denti, era qualcosa che io non avevo mai visto prima addosso a nessuno, qualcosa che pensavo di avere solo io e nessun altro.
Ricordo che avevo sempre paura che qualcuno mi toccasse, e pensasse che al posto di avere un normale corpo fossi fatta di plastica dura. La cosa però durò poco.
Non mi sono fatta problemi ad autoconvincermi che era proprio il corsetto forse a rendermi diversa da tutti gli altri. Lo dissi a tutti i miei compagni di classe, nessuno si fece problemi, al contrario di come pensavo io, anzi diventarono tutti più disponibili.
Non poter vestirmi come avrei sempre voluto fare era piuttosto invalidante, insieme al fatto che avevo paura che si potesse vedere sotto i vestiti che indossavo, nonostante cercassi sempre di indossare abiti coprenti.
La prima estate non fu delle migliori, evitavo di andare in spiaggia dato che non potevo stare in costume per più di 2/3 ore, stavo spesso in casa. Sapevo però che si trattava di un sacrificio che stavo facendo per me, e per nessun altro.
Questa fase che è sembrata “eterna” è durata circa due anni, quando finalmente ho cominciato ad avere 4/6 ore di libertà al giorno. A pensarci adesso sono pochissime, a me allora sembravano un’eternità.
Riuscivo ad uscire con i miei amici senza corsetto indosso: una gioia immensa!
Ho sempre continuato a fare tutto quello che facevo prima, sport, passioni, hobby…tutto!
Con il passare degli anni, ero sempre più contenta dei risultati ottenuti, mi piaceva il mio fisico, e continuavo a pensare che il corsetto ormai era parte di me.
Dove ero io, c’era anche Aurorina, eravamo una cosa sola.
A 15/16 anni ormai indossare il corsetto era diventata un’abitudine, non ci facevo nemmeno più caso, ero arrivata ad avere 8/10 ore di libertà, potevo fare tutto ciò che volevo senza “Aurorina” tra i piedi.
Ricordo che ogni volta che dovevo fare un controllo, ero felice e consapevole del fatto che avrei ottenuto sempre più ore di libertà, grazie a tutti i miei sacrifici e a tutti gli sforzi fatti!
Oggi ho 17 anni compiuti da poco e il corsetto mi fa compagnia solo di notte mentre dormo.
E la mia esperienza come modella? E’ cominciata due anni fa come ragazza immagine per feste scolastiche, seguita poi da piccoli shooting fotografici, fotografie per brand locali, sfilate di beneficenza ecc…
Oggi lavoro con un’agenzia di moda e recentemente ho partecipato ad un concorso (“Una ragazza per il cinema”), riuscendo ad arrivare alla finale nazionale, svoltasi a Taormina la prima settimana di settembre.
Fare la modella era sempre stato uno dei miei sogni nel cassetto fin da quando ero bambina, però quando misi il corsetto, mi ero autoconvinta del fatto che sarebbe rimasto, appunto, un sogno nel cassetto e niente altro.
Invece è proprio grazie al corsetto che io, oggi, sono riuscita ad arrivare fin qui.
In un concorso di bellezza mostrare il proprio fisico è una delle cose principali da fare.
A differenza di pochi anni fa, non mi vergogno più di mostrare il mio fisico: è cresciuta la fiducia in me stessa e sono certa che la mia scoliosi è stata per quanto più possibile corretta.
Quello che voglio dire a tutti coloro che si troveranno o già si trovano adesso a vivere la mia stessa situazione, è di non mollare mai, di tenere duro fino alla fine, di portare a termine questo percorso, perché lo state facendo per voi stessi, e per nessun altro, ed è questa secondo me la cosa più importante.
Riuscire a rendersi conto che non stiamo facendo un favore a nessuno, che nessuno ci darà un premio alla fine.
Il premio più grande sarà la vostra soddisfazione: sarete voi a ringraziare voi stessi per tutto ciò che avete fatto.
Ve ne renderete conto solo una volta che tutto starà per finire, e capirete così che tutti i vostri sforzi, sacrifici, sono serviti tanto.
Almeno questo è quello che è successo a me, ciò che ho provato…e che provo tutt’ora.